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Proviamo ad osservare le grandi partite geopolitiche che si stanno giocando in questi anni dal punto di vista di un possibile (credo probabile) scenario glaciale (Tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria – cigni neri e profezie climatiche, FuturAbles, 24 febbraio 2015).

Portate pazienza e vedrete che alla fine il puzzle prenderà forma.

Partiamo dal nostro vicinato.

L’intero Mediterraneo è stato un mare NATO fino all’altro ieri. Poi è successo qualcosa. Bruxelles, tentando di spremere i greci per salvare le banche nordeuropee e in particolare la Deutsche Bank – la più grande e la più vulnerabile –, ha indotto l’avvicinamento tra il governo Tsipras e l’alleanza Mosca-Pechino (Grecia, Spiegel: “15 miliardi di ossigeno in arrivo da Mosca e Pechino”, Fatto Quotidiano, 18 aprile 2015).

Perché la Grecia è così importante? Grecia e Turchia controllano il Bosforo, ossia il passaggio che unisce il Mar Nero al Mediterraneo. In caso di glaciazione la Russia perderebbe per gran parte dell’anno l’uso delle basi navali settentrionali. Le resterebbe solo Sebastopoli, in Crimea, sul Mar Nero, appunto. Per questo Putin non ha perso tempo ad annettersi la penisola etnicamente russa che faceva gola alla NATO, intenta a preparare l’adesione ucraina all’Alleanza Atlantica.

Gli investitori cinesi, che erano già molto presenti in Ucraina (La Cina si compra la Sicilia (in Ucraina), Panorama, 26 settembre 2013), una zona che non subirebbe grossi sconquassi in caso di glaciazione (La crisi ucraina e il mutamento climatico – un possibile nesso? Verso un Mondo Nuovo, 9 marzo 2014) non si sono fatti attendere (I primi a investire in Crimea? I cinesi, la Stampa, 5 maggio 2014), presumibilmente su invito moscovita.

A Mosca serve però anche un porto nel Mediterraneo, perché non può dipendere troppo dai capricci della Turchia, che resta un membro NATO, passibile di rivoluzione colorata.

L’accoppiata Putin-Medvedev (poliziotto cattivo-poliziotto buono, come Netanyahu-Obama) hanno provato con Bengasi (> rivolta anti-Gheddafi) e con Tartus (> rivolta anti-Assad).

Ma ora tutto è diventato più facile.

Cipro, che non ha dimenticato la gestione europea della sua crisi bancaria, ha detto sì alla marina della Russia, che non ha dimenticato come sono stati trattati i suoi correntisti a Cipro (Cipro apre i suoi porti alla marina russa, Analisi Difesa, 27 febbraio 2015) e la Grecia potrebbe dire sì ai missili russi (La Grecia è in trattativa con la Russia per l’acquisto di missili per i sistemi S-300, l’Antidiplomatico, 16 aprile 2015).

L’Egitto ha già stretto accordi coi russi: “Russia ed Egitto hanno concordato di creare una zona di libero scambio e una zona industriale russa nei pressi del Canale di Suez. Secondo la tv russa Russia Today il Cairo vuole entrare nella zona di libero scambio Euroasiatica… Le imprese russe hanno partecipazioni in più di 400 aziende egiziane. La Russia aiuterà l’Egitto a sviluppare centrali nucleari e a creare una nuova industria nucleare nel paese. Lukoil, la seconda più grande compagnia petrolifera russa produce più del 16% del petrolio proveniente dall’Egitto” (Accordo Sisi-Putin, zona libero scambio Egitto e Unione Eurasia, Askanews, 10 febbraio 2015)

Dal canto suo, il filo-russo Assad è ormai inamovibile (Dottrina Lavrov: “Armi ad Assad per sconfiggere Isis”, la Stampa, 24 aprile 2015), la Turchia pare si sta sfilando dalla NATO (South stream addio, il gas di Putin va in Turchia, Limes, 3 dicembre 2014; Lo scudo antimissile turco sarà “Made in China”?, Analisi Difesa, 28 febbraio 2015).

I missili russi alla Grecia (il ministero della difesa greco, Panos Kammenos, è molto vicino a Mosca e Pechino) servono per tenere buona la NATO e quelli all’Iran mandano un messaggio a Tel Aviv: “datevi una calmata, l’accordo sul nucleare è stato siglato, che non vi sfiori l’idea di attaccare l’Iran”

In pratica, nel giro di meno di un anno, il Mediterraneo orientale è passato dalla NATO alla Russia e, in virtù dell’alleanza sino-russa, non c’è assolutamente nulla che l’Occidente possa fare per evitarlo.

Se l’offensiva diplomatica di Putin è trionfale è proprio perché Washington, non Mosca, è sempre più isolata (AIIB: verso una nuova governance monetaria, l’Opinione, 31 marzo 2015).

Mentre la Russia si occupa dello scudo militare, la Cina si occupa di quello finanziario e sta già facendo shopping nel comparto agro-alimentare in Grecia, Spagna e Italia, rivitalizzando delle salme (ferite quasi a morte dalla guerra di sanzioni e contro-sanzioni sull’Ucraina: Russia decreta blocco totale di tutti i cibi in arrivo da Ue e Usa, Repubblica, 7 agosto 2014; Maurizio Martina: “Sanzioni della Russia costeranno 170 milioni all’agroalimentare”, Huffington Post, 25 agosto 2014), che saranno cruciali durante la fase glaciale.

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Le strategie cinesi sono rese più agevoli dalla posizione geografica (C’è un nuovo sceriffo in città! Il secolo cinese, da Kant a Canton, FuturAbles, 28 marzo 2015; C’è un nuovo sceriffo in città (parte II) – governo mondiale o governance mondiale? FuturAbles, 2 aprile 2015).

L’impero commerciale-finanziario cinese è principalmente temperato caldo, sub-tropicale, o tropicale. Fukuoka (Giappone), Pusan (Corea) e i grandi porti cinesi del nord si trovano grosso modo in una fascia di latitudine corrispondente a quella tra Tunisi e Napoli.
A Shanghai corrisponde il Cairo (Egitto), a Hong Kong la Mecca (Arabia Saudita).
Singapore si trova alla latitudine di Mogadiscio, in Somalia.

Il colossale progetto della Nuova Via della Seta Marittima e Terrestre è un sistema localizzato in gran parte al di fuori delle grinfie glaciali, almeno nella fase iniziale della Glaciazione di Al Gore.

mckinsey-global-center-map.0In un certo senso, è come se istintivamente (o metodicamente), la civiltà umana stesse spostando il suo baricentro economico-finanziario verso sud-est, in direzione diametralmente opposta a quella di avanzata dei ghiacci che, in generale, si espandono a partire da nord-ovest, tra Labrador, Baia di Hudson e Groenlandia.

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Se esaminiamo le faglie geopolitiche attivate dallo scontro tra Washington e le potenze emergenti, notiamo che si trovano tutte nella fascia temperata e tropicale in cui prospererà la Civiltà Glaciale: Nicaragua (Canale del Nicaragua), Cuba, Venezuela (Difesa, il Venezuela si incontra con Cina, Russia e Cuba, il Velino, 21 aprile 2015), PIIGS+Cipro, Ucraina, Libia, Suez, Yemen, Siria+Libano, Territori Occupati, Iraq+Kurdistan, Iran, Caucaso, Afghanistan, Mar Cinese Meridionale.

Magari è un caso, magari no.

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